Viva Viva la Libertà di Andò e Servillo

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Viva la Libertà è il titolo del film di Roberto Andò, da lui stesso sceneggiato – con il valido sostegno di Angelo Pasquini – sul proprio romanzo Il trono vuoto, vincitore del Premio Campiello Opera Prima del 2012.

La scelta di un titolo diverso dall’originale giunge quasi come un’esortazione, un grido di speranza verso quel futuro che ancora non conosciamo e conosceremo nel prossimo dopo-elezioni. Andò confeziona un sottile film politico sulle orme di grandi registi come Francesco Rosi, di cui è stato anche assistente, di Elio Petri, ma non solo. Lui è romanziere, regista di teatro, intellettuale appassionato e un ispirato narratore. Solletica, stimola un punto di osservazione critico sulla vita del nostro Paese.

Viva la Libertà racconta la depressione del segretario del maggior partito della sinistra, il quale, in odor di sconfitta, non più amato dal suo stesso popolo, fugge di nascosto, lasciando dietro di sé un pericoloso vuoto, poi meravigliosamente colmato dalla prepotente e appassionata figura del fratello gemello. Costui ne prenderà il posto a capo del partito, all’insaputa dei più, dopo essere stato tenuto nascosto per via di un ricovero manicomiale e rintracciato, in extremis, dal fido assistente del vero segretario. Ecco Viva la Libertà giocato tra due fratelli, contrapposti da Andò in un’alternanza narrativa fine, leggera, a tratti addirittura favolistica.

Se il tema dell’uomo e del suo doppio è caro alla letteratura di ogni tempo, Andò va oltre. Ne colloca i tipi nel quadro desolato del presente. Ci offre soprattutto il nostro Paese, precipitato nell’assoluta mancanza di etica civile e morale da chi va al potere per proprio tornaconto, e dove il politichese si traduce sempre più spesso in termini corruttibili e corruttori. Il segretario del partito dell’opposizione non regge più il peso, non trova altri stimoli o vie d’uscita se non nella fuga notturna alla ricerca del conforto e del sostegno morale di una vecchia fiamma. Al tempo stesso il gemello, che ne prende il posto, appassiona tutti con la sua dialettica eccentrica, vigorosa e vibrante al punto di far vincere le elezioni al declinante partito della sinistra. Lo fa attraverso una parola magica, mai presente in alcun programma politico, cultura, che vuol dire anche consapevolezza della propria voce, della libertà di pensiero, di quel fare per il bene di tutti, nel bene e con il bene. Proprio ciò che manca da troppo tempo.

Andò, attraverso il gemello filosofo, dà voce a Brecht, domandando alla folla radunatasi nel comizio finale, “su chi contiamo ancora? Siamo dei sopravvissuti, respinti via dalla corrente? Resteremo indietro, senza comprendere più nessuno e da nessuno essere compresi?… Questo Tu chiedi. Non aspettarti nessuna risposta oltre la Tua”.

Andò ci lascia così, nel respiro utopistico e commosso di una visione politica di tutti e per tutti. Quasi una speranza appassionata.

Viva la Libertà però non va inquadrato solo come film politico, pur essendo di un livello che mancava da tanto nel nostro panorama. Non è solo un pamphlet. Andò deve molto, se non moltissimo, a Toni Servillo nel ruolo dei due gemelli. Il grande attore napoletano offre forse la sua più bella interpretazione in assoluto. D’altra parte è un fine teatrante, un intellettuale, lui pure come Andò, e l’opportunità di impegnarsi nel doppio ruolo è stato per lui un invito ghiotto e irrinunciabile. Ha dovuto dare tutto per non cadere nel macchiettistico. Lui stesso ha dichiarato le difficoltà incontrate nell’affrontare i due personaggi e come le ha superate. Una via che gli si è presentata chiara e forte è stata quella di girare prima la parte del segretario in crisi, Enrico, e poi, in levare, quella del gemello filosofo, Giovanni, dando così forte tono e autenticità ai suoi due personaggi.

Forse è solo una casualità la scelta dei nomi, Enrico e Giovanni (Berlinguer) almeno secondo quanto affermato dal regista Andò. Così come altrettanto potrebbero risultare determinati personaggi richiamanti alla mente facili paragoni, per esempio i baffetti dalemiami del cattivo compagno di partito.

Ma la meraviglia di Viva la Libertà è tutta nella leggerezza che sostiene e dà forza all’intero film. Questa la formula vincente di Roberto Andò, un pensiero di speranza che rimane sospeso, solitario, come l’haiku citato dal protagonista davanti agli attoniti compagni di partito.

Ma non solo Servillo dà spessore al film. Grande peso ha Valerio Mastandrea, sublime nei panni dell’assistente del segretario. Bene anche Valeria Bruni Tedeschi, la compagna di un tempo; Michela Cescon, la moglie del segretario. Un applauso particolare va al cameo di Gianrico Tedeschi, nei panni dello storico patriarca di partito.

Dario Arpaio

2 commenti su “Viva Viva la Libertà di Andò e Servillo”
  1. Elvezio Sciallis ha detto:

    Non è deontologico commentarsi fra “colleghi” della stessa testata e infatti non lo faccio mai, ma questa volta voglio ringraziarti pubblicamente, mi hai incuriosito e andrò a vedere il film!

  2. dario ha detto:

    Ti ringrazio. Non nego che alcune sequenze mi abbiano emozionato in particolar modo. L’utopia di una Cultura più presente, e sempre più latitante, è tale da far rimescolare i pensieri.
    Ma, credimi, Servillo è davvero molto bravo. Anche se il mio giudizio è un po’ di parte. L’ho apprezzato molto in tutti i suoi film…
    C’è da sperare che in molti vedano il film e riflettano, come io stesso tento di fare con fatica, sul significato dell’essere cittadini consapevoli, oltre che ammirare un’opera di fantasia.
    Grazie !


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