Treno di Notte per Lisbona

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Treno di Notte per Lisbona è firmato dal danese Bille August. Di lui potremmo ricordare La Casa degli Spiriti (93), Il Senso di Smilla per la Neve (97), titoli forse più degni di nota di Pelle alla Conquista del Mondo (88) o Con le Migliori Intenzioni (92), film che pure gli valsero due quanto meno generose attribuzioni della Palma d’Oro a Cannes. In qualche modo le sue regie originano sempre da romanzi, più o meno noti o di successo, così come Treno di Notte per Lisbona è tratto dall’omonimo libro di Pascal Mercier, pseudonimo del filosofo svizzero Peter Bieri. A lui si deve quello che nel film si configura, fin dalle prime immagini, come un viaggio nell’intimo dell’animo più profondo alla ricerca del significato dell’esistenza da parte di un grigio professore bernese ‘affamato di vita’ senza saperlo. Il suo pigro spirito, dormiente e rassegnato, viene scosso all’improvviso ritrovandosi trascinato a rincorrere il senso della propria vita seguendo le tracce di quella di un altro.

Dopo avere salvato in extremis una giovane donna dal buttarsi giù da un ponte, il professore si ritrova tra le  mani il cappotto rosso di lei. In una tasca rintraccia  un libro e un biglietto ferroviario. Pochi indizi gli fanno decidere di salire assolutamente su quel treno diretto a Lisbona, alla ricerca della ragazza e dell’autore lusitano del libro. Il professore via via che il viaggio prosegue si impossessa dei pensieri dello scrittore, nei quali vede proiettato se stesso come è e come vorrebbe essere. Così prende il via un’altalena di flashback –ben orchestrata da Bille August- motivando un andirivieni tra un passato tragico e un presente denso di presenze nascoste. Il giovane autore del libro nella sua scrittura esprime uno sconfinato e quasi doloroso amore per la vita, attraverso profonde riflessioni filosofiche che tentano anche di dare un senso alla rivoluzione del popolo portoghese contro la feroce dittatura salazariana negli anni settanta, alla quale lui pure partecipa drammaticamente. Il professore segue le tracce del giovane scrittore, nel frattempo scomparso, e incontra gli amici che lo hanno amato, affascinati essi stessi da una figura che, a tratti, ricorda il grande Pessoa, la cui presenza traspare leggera nei saliscendi delle vie di una Lisbona che vuole dimenticare il passato. Il film assume toni quasi da thriller storico nella ricostruzione di fatti ed eventi dolorosi, per poi fondersi in un crogiuolo di sentimenti inespressi o taciuti, di passioni malcelate. Per il professore, alla fine della sua ricerca, inizierà forse una vita diversa, rinnovata per caso.

Bille August si affida a un intenso Jeremy Irons nel ruolo del professore e lo attornia con attori di spessore, su tutti un magnifico Bruno Ganz che, anche se presente in un paio di sequenze soltanto, esprime tutta la sua classe interpretativa. Tra gli altri un sempreverde Christopher Lee, prete insegnante del giovane autore del libro intorno al quale ruota tuttala vicenda. Epoi ancora Charlotte Rampling, Mélanie Laurent, Jack Huston, tutti degni interpreti.

Così scrive l’autore del romanzo: “da allora so come gli esseri umani possano essere avviluppati tra loro e presenti l’uno dentro all’altro ad abissali profondità, senza averne la più pallida idea”.”Ciò che io sono lo sono per caso”.

Dario Arpaio

 


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