Prometheus, il grande ritorno di Ridley Scott

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Nel 2012 Prometheus insegue le orme di Alien così ben marcate nel lontano 1979. Ridley Scott torna al grande cinema di fantascienza, abbagliando, divertendo, e, purtroppo, facendo straparlare molti.

Nel ’79 Sigourney Weaver combatteva contro una creatura invincibile e apparentemente indistruttibile, là nello spazio, dove nessuno può sentirti urlare. Noomi Rapace, oggi, deve vedersela con i cosiddetti Ingegneri, creatori e distruttori di ogni forma di vita. La firma di Scott è  inconfondibile, così come ogni sua creatura. Il suo cinema può avere imitatori, ma non eguali. E’ pur vero che in Prometheus si possono rintracciare vaghi echi di Kubrick e del suo 2001 Odissea nello spazio, ma Scott non ha intenti filosofici con i suoi film e se questi ultimi eccedono nella scrittura, per sua stessa ammissione, vuol dire che un film scricchiola, è un fallimento.

Invece in tanti si sono scomodati a cercare significati scientifici e religiosi in Prometheus, proprio là dove forse non sono mai entrati. Chi vuole forzatamente leggere la prevalenza del creazionismo sull’evoluzionismo, chi ha voluto sottolineare a tutti i costi in Prometheus le tante differenze rispetto al primitivismo panteista dell’Avatar di Cameron. Perché non considerarle semplicemente per quello che sono, ovvero, due regie molto diverse tra loro?  Sono due cineasti molto differenti, con pochissimi punti di contatto o similitudini. Sir Ridely Scott è un produttore capace e versatile come pochi altri al punto di potersi permettere di rileggere la Storia a modo suo (Il Gladiatore, Le Crociate) o di interpretare il cinema di guerra (Black Hawk Down) oppure i mafia movie (American Gangster). Come non ricordare poi anche il cimento in un road movie divenuto culto, come Thelma e Louise. Scott ha sempre ottenuto successo di pubblico e ha lasciato nella storia del cinema moderno un film indimenticabile come Blade Runner, un autentico capolavoro nel suo genere.

Con Prometheus, Scott torna alla science fiction in grande stile, utilizzando anche il 3D (prima o poi ci provano tutti…). L’attesa per questo film è stata grande e può avere deluso chi si aspettava profonde riflessioni religiose. Due scienziati sono impegnati nella paleoarcheologia all’inseguimento dei segni lasciati da un creatore venuto dallo spazio. In effetti potrebbe essere iniziata proprio così la vita sulla Terra secondo molte tesi creazioniste, perché no… I due coinvolgono un magnate dell’industria, che sogna l’immortalità, e si fanno sovvenzionare una spedizione nello spazio alla ricerca di una lontana costellazione, di cui hanno rinvenuto il tracciato nei graffiti scoperti sulle pareti di una grotta. L’equipaggio della nave Prometheus si lancia nella sfida e approderà sull’asteoroide LW-223. Dal momento dell’allunaggio  in poi si susseguono i colpi di scena e i vari personaggi soccomberanno di fronte a ciò che non si aspettavano. Scott si avvale della puntuale collaborazione di Dariusz Wolski alla fotografia e del nostro Pietro Scalia al montaggio. Due aspetti che fanno ammirare ed esaltano Prometheus, restando a tratti addirittura incantati.

Bravi i protagonisti, su tutti Noomi Rapace e, soprattutto, Michael Fassbender, che riesce a dare grande credibilità al suo androide. E’ un po’ sacrificata Charlize Theron nei panni di un personaggio assai poco femminile, troppo algido e poco convincente. Peccato, un’attrice della sua bravura merita qualcosa di meglio.

In conclusione andiamo a vederlo, Prometheus, e lasciamoci semplicemente avvolgere dalle atmosfere cupe, vagamente gotiche, divertiamoci senza pre-giudizi. Questo è ciò che vuole il regista. Lasciamo da parte il desiderio di ricerca delle tracce di un dio creatore della vita venuto dallo spazio. In un’intervista Scott stesso ha affermato con un pizzico di civetteria che secondo lui “Dio non ci odia, ma, forse, lo abbiamo proprio deluso. Come capita spesso ai figli nei confronti dei padri”.

Dario Arpaio

1 commento su “Prometheus, il grande ritorno di Ridley Scott”
  1. Giuseppe Montesano ha detto:

    Ciao Dario, sono andato ieri al cinema per vederlo. Devo dire che mi è piaciuto molto anche perchè il tempo è volato e di solito quando succede merito del film..Concordo con te riguardo Charlize Theron, un personaggio inutile e poco riuscito.Il resto del cast invece ottimo e la protagonista in alcuni frangenti assomigliava molto alla Sigourney Weaver del primo Alien.Mi aspettavo un film con più “Alien” ma alla fine se ne intravede appena uno, lasciando più spazio alle emozione e conflittti tra gli umani.Geniali gli ologrammi ed in generale gli effetti speciali sono da 10. La frase migliore verso la fine del film quando alla affermazione “Anche gli ingegneri che ci hanno creato sono mortali, perchè rivmetti la croce?” “Perchè se anche loro sono mortali qualcuno li ha creati”.Adesso mi aspetto un sequel chissà se Ridley sarà della stessa idea…


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