La Recensione di Dario Arpaio: Best Bar in America
Di Dario ArpaioIl cinema è vivo, vivace soprattutto nella grande foresta delle piccole produzioni indipendenti, laddove, per esempio, il Sundance Festival è il risultato più emblematico di come dei film a basso, bassissimo costo possano venire poi ricercati, acquisiti, acclamati. Ovunque si moltiplicano le manifestazioni festivaliere in grado di offrire visibilità a giovani registi a caccia di consenso. Tra i vari eventi di nicchia cresce di anno in anno l’interesse intorno al Motorcycle Film Festival che, come si conviene a un grande circo, vive sulla strada muovendosi da Brooklyn, viaggiando da costa a costa per presentare documentari e lungometraggi con il cuore a due cilindri. Per il 2015 le proiezioni prendono il via da New York per poi arrivare a Austin TX e quindi a Los Angeles. Un balzo attraverso l’oceano e l’appuntamento proseguirà a Biarritz a metà giugno, per approdare, infine, a Milano ai primi di novembre.
Molti sono i corti di buona fattura, originati dal Motorcycle Film Festival, visibili su YouTube, davvero tanti, insieme con le clip di qualche lungometraggio. Grande grande merito va alla Rodaggio Film di Bologna che ha acquisito il film vincitore dell’edizione del 2013, Best Bar in America, ora disponibile per l’acquisto on line, con il DVD debitamente sottotitolato, arricchito da contenuti extra, scene tagliate e dal gustoso corto dal titolo The Winter Rider, dello stesso regista, Eric Ristau.
Best Bar in America in 87 minuti ci scarrozza in lungo e in largo, a cavallo di una BMW R60/2 con sidecar, attraverso l’Arizona, lo Utah e il Montana, penetrando gli spazi aperti della più genuina anima americana on the road. L’intento dichiarato nel titolo è quello di un reduce che viene incaricato dal suo editore di compilare una guida turistica dei migliori ritrovi tra gli 11200 bar del sudovest, dove serenamente sbronzarsi o, più semplicemente, incontrare una umanità varia e variegata tra i più improbabili personaggi.
Il viaggio vero però è quello che attraversa la propria anima e Sanders, il protagonista, non viene meno in questo tragitto percorso sulle due ruote di libertà. A lui si accompagna il vecchio Northway, raccolto lungo la via e capace di raccontare la propria saggezza acquisita sulla strada, con leggerezza. Sanders fugge dai fantasmi della guerra e come tanti reduci cerca il filo interrotto della sua vita. La moto è un buon mezzo per questo fine, forse il migliore, l’unico per andare oltre, per ritrovarsi rider in the sky, magari seguendo le tracce di ‘Papa’ Hemingway o meglio ancora il senso della inquietitudine e della scoperta proprie di Kerouac, e, perché no, penetrando nel magico Golden Circle, secondo il vecchio Northway, fino all’origine delle sorgenti più alte della vita, che poi, è tutta lì, nel miglior bar dove ci si possa ritrovare, con la porta a battenti, che può apparire come un arco di madreperla…
I due fratelli Eric e Damon Ristau, documentaristi da 15 anni, si cimentano nel loro primo lungometraggio, Best Bar in America, con un più che buon esito, che va al di là dei premi conseguiti. Sono al tempo stesso co-produttori, registi, sceneggiatori, montatori. Damon ha anche curato la fotografia e grazie a quella BMW del 1960, carrozzata sidecar, con un faro Harley, una ruota Triumph e una doverosa forcella Ceriani, i due fratelli incantano bikers e non, perché l’accento della libertà è uguale per chicchessia.
Discreta l’interpretazione di Andrew Rizzo negli stivali del protagonista, così come quella degli altri efficaci comprimari. Su tutti spicca David Ackroyd, nei panni del vecchio saggio scanzonato Northway. A proposito, il personaggio di Northway è realmente esistito, e i Ristau hanno inteso offrirgli il loro affettuoso omaggio. Non c’è che da ringraziare la Rodaggio Film che ha portato fino a noi questo gioiellino di film veracemente on the road.
Dario Arpaio
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