Il Tocco del Peccato, la Cina odierna letta da Jia Zhang-Ke

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TOUCHIl Tocco del Peccato di Jia Zhang-Ke è il lucido avvincente e spietato racconto di quattro fatti di sangue accaduti recentemente in quel Paese così prepotentemente salito al rango di seconda potenza mondiale.

La Cina oggi sembra vivere, come mai avvenuto in precedenza, la grande contraddizione tra il suo millenario bagaglio culturale e la pratica più acida del capitalismo in ciò che di peggio riesce a far emergere dell’animo umano. Corruzione, arroganza, prostituzione, sopraffazione diventano, così come lo sono nella realtà, i migliori alleati del potere, che sia quello visto in un piccolo villaggio di minatori, oppure in un bordello, o nel governo di una nazione, quale essa sia. Chi li subisce quotidianamente pare che altro non possa fare se non esplodere, o implodere, nella violenza più efferata quando il limite della sopportazione supera un misurato raziocinio.

Il regista cinese ha il tocco distaccato del grande cineasta. Racconta la Cina odierna attraverso le immagini di fatti di sangue, truculente e raffinate, compiuti da tre assassini e un suicida, costretti, loro malgrado ad assumere gli occhi di tigre e attaccare, rimanendo, di fatto, vittime essi stessi di un meccanismo sociale capace di annientare l’individuo. Non esiste più nemmeno il buon selvaggio – se mai sia esistito. Di lui si è persa ogni traccia. La morale non ha più campo. Nella sopravvivenza quotidiana nel mondo che ci circonda ci si può adeguare o cedere al potere, giorno dopo giorno, adagiandoci in una visione di noi stessi mistificata e mistificante, o estinguerne il fuoco e depositare nella cenere la propria sete di libertà.

Attraverso movimenti di macchina perfetti, calibrati in ogni minimo dettaglio, Zhang-Ke segue i suoi personaggi, li scruta, li osserva e, sequenza dopo sequenza, insinua nello spettatore, con leggerezza distaccata e spietata, l’immagine del tocco del male nella sua epifania più cruda. Dopo avere trionfato a Venezia 2006 con il Leone d’Oro per il suo Still Life, si è visto attribuire a Cannes 2013 solo il premio per la migliore sceneggiatura, quasi come a volere affermare che, se indubbi sono i meriti del regista, forse Il Tocco del Peccato si avvicina troppo alla pelle, la incide con la sua visione cruda del ventre del male che impera nelle catapecchie dei minatori o negli animi dei giovani senza sogni. Si spazia nel territorio della Cina odierna, dal polo minerario alle megalopoli, dal nord al sud del Paese, ovunque si suona lo stesso spartito, industrializzazione e sfruttamento a 360° di territorio, di animali, di esseri umani. Mao Tze Tung affermava che la rivoluzione non è un pranzo di gala, giustificando così ogni violenza, ma forse sottovalutava ciò che avrebbe potuto diventare il suo Paese oggi.

TOUCH2Ne Il Tocco del Peccato, Jia Zhang-Ke, come un cantastorie racconta per quadri, collegati in qualche modo uno all’altro, le quattro vicende di cronaca. Quella del minatore incapace di reagire alla corruzione dei potenti e al conseguente servilismo che lo circonda, fino al punto di decidere di imbracciare un fucile ed eliminare tutti i colpevoli. Superba l’interpretazione di Jiang Wu nel ruolo di Dahai. Altra cupa violenza è quella che racconta della noia di un giovane il quale trova sfogo solo negli inutili omicidi compiuti con la sua pistola. Un altro giovane passa da un lavoro all’altro senza riuscire a realizzare se stesso. Confuso da ciò che lo circonda, come unica risposta trova il suicidio. La giovane receptionist di un bordello – bravissima la giovane attrice Zhao Tao-  già illusa dall’uomo sposato che la considera solo come amante, non tollera il maschilismo brutale di due causali avventori del bordello e altra risposta non trova se non impugnare un coltello per farsi giustizia.

Il regista cinese viene accostato da molti  al miglior Tarantino. Forse sfuggono i veri crismi del cinema di entrambi. Se, apparentemente si può relazionare qualche sequenza pulp del cinese al grande cineasta americano, è nel cinema di Sam Peckinpah, dove si possono meglio individuare alcuni cattivi esempi di violenza, di quelli capaci di strapazzare il vero volto della società in cui viviamo, prosperando.

Dario Arpaio


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