Il Grinta dei Coen

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I fratelli Coen rilanciano Il Grinta, erroneamente indicato come remake del film del grande Henry Hathaway del 1969, che valse l’Oscar come Miglior Attore a John Wayne, che vestì poi di nuovo i panni del vecchio sceriffo guercio e ubriacone nel Ritorno del Grinta del 1975, affiancato da una scoppiettante Katharine Hepburn.

I Coen non fanno remake, vivono della loro originalissima autentica personalità. Il loro Grinta è piuttosto una rilettura del romanzo cult di Charles Portis del 1968 e, come lui, esaltano l’epica della frontiera. Se con Non è un paese per vecchi i Coen raccontano del crepuscolo e della caduta di ogni speranza, con Il Grinta risvegliano la potenza dell’ironia, tratteggiando a modo loro i segni e i colori di un’epoca memorabile.

Dalla dolente lettura del presente di Cormac Mc Carthy, i Coen saltano nel passato e rivisitano il romanzo western di Charles Portis e la sua piccola Mattie Ross. E’ lei, infatti, l’accorata voce narrante di un’epopea, la vera protagonista che non esita dinanzi a nessuna difficoltà pur di ottenere giustizia per l’uccisione del padre a opera del balordo Tom Chaney. La quattordicenne assolda per la caccia Reuben “Rooster” Cogburn, un vecchio sceriffo ubriacone e implacabilmente violento. Rooster non è un eroe, è solo l’altra faccia di quell’America il cui perfetto esemplare è il balordo Chaney, entrambi rozzi e selvaggi. La ragazzina fatica a farsi accettare dal vecchio marshal e da un grottesco ranger del Texas, anche lui sulle tracce dello stesso uomo per avere questi ucciso pure un senatore e il di lui cane. Portis e i Coen seguono il filo rosso di una vendetta a cavallo, vissuta tra l’Arkansas e il Territorio Indiano (l’odierno Oklahoma) che non darà scampo ai cattivi fino alla incredibile memorabile cavalcata di Rooster Cogburn, armi spianate e briglia tra i denti, solo contro l’intera banda alla quale si è unito Chaney. Ma rimane comunque lei, la ragazzina, a tenere in mano le redini di tutto. I duri e rasposi uomini del west cedono di fronte a lei. Buoni o cattivi, tutti riconoscono in lei quel coraggio, quella tenacia, quella vera grinta, che nel bene e nel male hanno costruito una nazione.

Magistrale il ritorno di Jeff Bridges con i fratelli Coen. Il Grinta, anni dopo il mitico Lebowski, pregno di una maturità interpretativa che si esalta quando propone gli scaracchi e le debolezze del marshal, pigro ma senza paura, che non si pone domande davanti al male, lo affronta e lo annienta. Anche se un gongolare sornione, stile grande Lebowski, è sempre lì, accattivante, sostenuto dai dialoghi al fulmicotone dei due fratelli, che non mancano di condire la sceneggiatura di umorismo, come un marchio di fabbrica depositato.

Un nostalgico affettuoso ricordo va comunque al grande John Wayne. A cosa avremmo giocato, cosa avremmo sognato noi ragazzi degli anni ’50 senza di lui nella voce del grande Emilio Cigoli che lo doppiava ?  …

Dario Arpaio

1 commento su “Il Grinta dei Coen”
  1. paola ha detto:

    ciao, vorrei segnalarvi una recensione davvero interessante che ho trovato qui
    http://totanisognanti.blogspot.com/2011/02/il-grinta-di-joel-e-ethan-cohen-hands.html


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