Sergio Leone. Quando il cinema era grande.

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sergio-leone_big.jpgCon uno dei suoi ultimi brani Katie Melua, la giovane cantautrice inglese, nostalgicamente racconta di Mary Pickford, Charlie Chaplin, David Griffith e Douglas Fairbanks quando crearono la United. Quasi una combinazione magica. Il cinema di oggi non sogna, si può solo alimentare del come la società sopravvive a se stessa in questo tempo di decadenza, fatte le solite debite, poche eccezioni. Sempre più i registi ricorrono agli effetti speciali orientati come sono a un intrattenimento fine a se stesso, ripetitivo, spesso mediocre, seppur prodigo di quattrini, salvo poi depositare quei loro film in un limbo dal quale difficilmente verranno riesumati poi. Nel corso di pochi mesi sono scomparsi registi che hanno lasciato un grande vuoto sullo schermo e nei cuori. Ma per crescere ancora, per ri-credere in un nuovo rinascimento occorre anche riandare a ciò che era, a cio che è stato. A chi ha fatto e che cosa. Tarantino, per esempio, si esalta a suo modo nel rivedere i B-movies nostrani degli anni ’60-’70. Grazie, ma sarebbe meglio si dedicasse con più attenzione anche al resto. Viene pure riscoperto il genere western da un’America mai come oggi alla ricerca delle proprie radici. Ma non mancano neppure gli omaggi e i riconoscimenti per quello all’italiana, lo ‘spaghetti western’ che dopo l’avvio discusso e glorioso di Sergio Leone si è frantumato in tanti cocci, a volte brillanti, a volte scadenti e grotteschi. Ma come è arrivato Sergio Leone a pensare italiano e avvicinarsi a un genere che è americano per eccellenza? Quale cammino ha poi percorso (ahimè, tutto in così poco tempo!) dopo la cosiddetta trilogia del dollaro per giungere ad affrescare quel capolavoro che è C’era una volta l’America?

Italo Moscati ci porta su quelle tracce, ripercorre i passi, il vissuto di Leone, la sua tenacia, la passione e anche la cattiveria, quando si è reso necessario mostrar le unghie. La casa editrice Lindau di Torino ha appena pubblicato la biografia dal titolo ‘Sergio Leone. Quando il cinema era grande’, e di questa proposta editoriale si può solo rendere grazie alla Lindau che dedica così ampio spazio al cinema nel suo catalogo.

Italo Moscati è autore eccelso dalla penna tanto scorrevole quanto graffiante. Insegna Storia dello Spettacolo. E’ autore, regista, sceneggiatore. Ha lavorato a fianco della Cavani, di Comencini, di Montaldo. Sue sono le sceneggiature di film come Milarepa, Il portiere di notte, I cannibali. Ha diretto serie infinite di programmi RAI. Ha conosciuto Sergio Leone ma, soprattutto, come il grande regista ha vissuto e vive di cinema per il cinema. Il libro corre su quello stesso binario che vedono costruire Paolo Stoppa e Claudia Cardinale in C’era una volta il west, in quella meravigliosa carrellata che ci trasporta dal passato al moderno, dal cavallo alla ferrovia, dalla vita libera della frontiera al culto feroce del denaro. La musica di Ennio Morricone accompagna quella ripresa in un crescendo prodigioso e commovente segnando il tempo dell’inesorabile cambiamento. Moscati ci racconta, passo dopo passo, come e perché una volta il cinema era grande, quando era la bottega, era l’artigianato più genuino, a volte cialtrone, ma che faceva grandi i registi. Ci spiega la storia e l’evoluzione del cinema italiano dai suoi albori, con i suoi protagonisti e i suoi comprimari, tutti, fino a farci incontrare Sergio Leone nelle radici della sua estetica. Si inizia a sfogliare la storia 100 anni fa, con il padre di Sergio, Vincenzo, in arte Roberto Roberti, regista di successo e marito dell’attrice del muto Edwige, detta Bice. Il giovane Sergio, negli anni ’30, già accompagna il padre sul set all’età di 9 anni. Vedrà, imparerà tutto della celluloide, degli incanti e delle beffe che quel mestiere procura, a volte cinicamente. E non potrà più staccarsene, fin quasi a sacrificarsi per via della malattia cardiaca che gli impedirà per sempre di guidare la macchina da presa nei 900 giorni della battaglia di Leningrado. Ci ha lasciato l’epica dell’artigianato del cinema, la creazione maniacale dell’inquadratura, per offrire l’immagine compiuta, senza sbavature. Ha scelto le storie dei senza nome che combattono tra loro, come dice lo stesso Moscati. Così come ha dovuto fare Leone per le sue opere. Osannato e criticato, amato e detestato, tra l’altare e un po’ di polvere, come si conviene a tutti i grandi. Ma durante tutto il suo cammino c’è il grande cinema, quello che ama Italo Moscati, quello che ci insegna prendendoci per mano e dandoci qualche scappellotto, come si conviene con i ragazzi di bottega. L’autore poi ci lascia sulla strada dell’Eur in un commosso, virile ricordo di una visita là dove vive la moglie di Sergio Leone, Carla. E lì restiamo, sulle note di quello struggente arrangiamento di Amapola che Ennio Morricone esegue accompagnando De Niro-Noodles nel tramonto del suo sogno.

Dario Arpaio.

2 commenti su “Sergio Leone. Quando il cinema era grande.”
  1. Guendalina Borgia ha detto:

    Mai una recensione è stata così avvincente. Pur non dilungandosi in un fiume di parole l’autore non ha solo parlato del soggetto della biografia o di chi l’ha scritta ma ha anche analizzato l’attuale situazione cinematografica con brevi cenni storici.
    Che dire: complimenti, Dario, e speriamo che il tuo amore per il cinema non appassisca mai per provare ancora piacere nel leggere i tuoi scritti.

  2. Dario Arpaio ha detto:

    Anche se con un pochetto di ritardo… ringrazio Guendalina, ma soprattutto l’Autore del libro che ha scritto pagine degnissime.
    Invito tutti a conoscere meglio sia Sergio Leone, sia il come e il perchè del cinema nostrano.
    grz ciao
    Dario


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