La Notte del Giudizio con Ethan Hawke e poco altro…

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purgLa Notte del Giudizio, ovvero casa dolce casa, nido d’amore, nonché riparo, a meno che non si viva in un futuro dove, bontà loro, i governanti, autonominatisi Padri Fondatori, autorizzino lo sfogo delle più brutali tendenze umane nel corso di una notte all’anno, senza limitazioni di sorta. Si è liberi di uccidere, torturare, con il discutibile scopo finale di tenere sotto controllo l’aggressività degli esseri umani per i restanti 364 giorni dell’anno. Chi può, ovvero chi ha mezzi e, soprattutto, danaro, è salvo. I nullatenenti, coloro che non possono permettersi case blindate, o semplicemente armi, diventano le vittime prescelte. In conclusione, così si può sfoltire la popolazione, con indubbi vantaggi, tra i quali l’azzeramento della disoccupazione… Insomma un incubo notturno che pare uscito dalla mente marcia di un hitleriano qualunque. Ma, in fondo, perché no? Tutto è lecito purchè non si venga toccati in prima persona. In quel caso la bestia si risveglia…

Lo script de La Notte del Giudizio del regista James DeMonaco inizia bene, si trastulla con qualche scopiazzamento per dare solidità alla narrazione (Haneke, Carpenter), e si perde in un finale da quattro soldi.

Nella notte del giudizio un capofamiglia, Ethan Hawke, si trova a dovere scegliere se sacrificare un disperato, entrato in casa sua in cerca di rifugio e, guarda caso nero, oppure la sua stessa bella famiglia borghese assediata nella ricca casa da un gruppo di giovani mascherati, tutti biondi stile upperclass, usciti nella notte a caccia della loro preda. Dal momento della scelta finale in poi, succede di tutto un po’, ma senza che l’originale presupposto, forse troppo ambizioso, trovi una dimensione propria in un film che si trasforma in un thriller a sfondo domestico, con i soliti cattivi e i soliti buoni. Da sottolineare l’ottima fotografia di Jacques Jouffret, nonché le musiche di Nathan Whitehead, ma tutto il resto è davvero sempliciotto e scontato.

Dario Arpaio.

 


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