La leggenda del cacciatore di vampiri

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Sembra che Tim Burton abbia trovato nel russo Timur Bekmambetov una sorta di congeniale compagno di giochi, tanto da produrre con lui il film, La leggenda del cacciatore di vampiri. E non c’è che dire, Bekmambetov è un regista dai percorsi creativi quanto meno bizzarri e originali. Se poi al regista russo e al grande visionario Tim Burton si affianca un autore e sceneggiatore come Seth Grahame-Smith, suo il romanzo su cui si basa lo script, beh, i giochi si fanno a dir poco curiosi. Grahame-Smith, romanziere e fumettista, ama cimentarsi in contaminazioni fantasiose, tanto da avere già scelto, in precedenza, la melensaggine ottocentesca di Jane Asten e il suo arcifamoso Orgoglio e Pregiudizio per infilarci a forza anche gli zombie. Se uno sceneggiatore è bizzarro, ecco che non può non incontrare, prima o poi, Tim Burton, per il quale ha scritto anche la sceneggiatura del film Dark Shadow. Eppoi arriva il regista russo… Insomma c’è da divertirsi a pensare i tre in una stanza che se la ridono nel preparare azzardi di fantasia da portare sullo schermo.

La leggenda del cacciatore di vampiri vorrebbe spiegarci come sono andate davvero le cose tra Nordisti e Sudisti. Tutta colpa dei vampiri sempre a caccia di schiavi per rifornirsi di sangue. Tutto sotto controllo per loro, salvo incappare poi in un giovane Abraham Lincoln, sostenuto da forti sentimenti di vendetta contro i succhiasangue che gli hanno ucciso la madre.

C’è da dire che Bekmambetov è molto più incisivo nel girare le adrenaliniche scene d’azione del film, che non nello sviluppare le motivazioni e i sentimenti dei vari personaggi. Il protagonista Benjamin Walker è un po’ ingessato nel ruolo del giovane Lincoln, poco espressivo e un po’ monocorde. Molto meglio la sua nemesi vampiresca, impersonata da un talentuoso Rufus Sewell, sempre incisivo nei ruoli da cattivo. Il resto del cast è poco altro in questo piacevole film d’azione e fantasia a briglie sciolte, servito nel 3D, che quì risulta, più che convincente.

Chissà se i tre, dopo avere riscritto a modo loro la storia americana, penseranno mai a un film dal soggetto più vicino a noi, magari con un Cavour nei panni di un vecchio satiro cacciatore di streghe, in lotta per impedire che queste rimbambiscano di pozioni magiche a base di barbera, il giovane Vittorio Emanuele…

Dario Arpaio

 


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