Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve

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1…”La dannata festa di compleanno sarebbe iniziata alle tre e mancavano solo dodici minuti. In qualsiasi momento avrebbero potuto bussare alla sua porta e da lì in poi sarebbe scoppiato il finimondo.”… Ma lui, il centenario, se ne stava seduto lontano, su di una panchina in attesa di un pullman che, di lì a poco, lo avrebbe portato verso una destinazione scelta a caso. Era scappato dalla casa di riposo proprio il giorno del suo centesimo genetliaco. Aveva vissuto una vita oltre modo avventurosa, al di là di ogni limite ed era venuto per lui il tempo della fuga verso la libertà. Così Jonas Jonasson introduce le avventure, a dir poco spericolate, del suo personaggio protagonista de Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve, il suo fortunatissimo romanzo svedese dal quale è stato tratto il film omonimo per la regia di Felix Herngren, al suo esordio dietro la macchina da presa. Un piacevole affare tutto svedese che illumina di inatteso humour un cinema sempre vivo e degno di attenzione forse più per i film drammatici che lo hanno reso famoso o per i recenti thriller di grande successo internazionale che non per commedie spassose.

La vita del protagonista Allan si intreccia, addirittura in un ruolo da protagonista suo malgrado, con i più importanti eventi storici del secolo passato, dalla nascita della bomba atomica, alla guerra fredda, al ’68. Ne offre una buffa e divertita cronaca attraverso mille e uno esilaranti equivoci. Fino al momento in cui il vegliardo Allan decide che è giunto per lui il momento della fuga per la libertà, via dalla vita in un ospizio troppo stretto per lui, per ritrovarsi tra le mani, in quella stazione di pullman, una borsa colma di denaro sporco. Il Caso ha dominato l’intera vita dell’uomo. Lui lo ha sempre accettato con ottimismo, in un fatalismo che gli è sempre risultato propizio. Inutile affannarsi, tanto le cose vanno come devono andare, anche se poi i destinatari del malloppo faranno di tutto per riacciuffare il loro bottino. L’intraprendente vecchietto infatti troverà l’appoggio di una sgangherata combriccola e con l’aiuto di un elefante, tipico della fauna nordica…  2

La regia di Herngren è vivace, ricca nel ritmo che ben rispecchia lo spirito caustico del romanzo, sebbene abbia dovuto sfrondarlo in alcune sue parti. Il film diverte, dall’inizio alla fine. In tutti i suoi buffi personaggi è capace di offrire una ironica visione della vita svedese, che calza perfettamente anche calata in un contesto assai più largo. Le urla che accompagnano la vita di ognuno, fin dal momento della nascita, spesso non servono a mutare il corso degli eventi. Tanto vale saltare dalla finestra e fuggire. Qualcosa di nuovo è sempre degno di essere vissuto al di là di ogni ragionevole dubbio. Meglio non pensarci troppo e saltarla quella dannata finestra.

Dario Arpaio

 


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