Gosling e Cooper, Come un tuono

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E’ ormai una star Ryan Gosling. Perfetto in Drive di Nicolas Winding Refn. Così i due ci riprovano insieme e saranno al prossimo festival di Cannes con Only God Forgives dove, Gosling vestirà ancora i panni dell’eroe solitario dallo sguardo triste, incrollabile e forte, ma capace di piangere.

L’attore, acclamato indiscusso sex symbol, è stato diretto due volte anche da Derek Cianfrance, giovane regista che ha già voluto Gosling in Blue Valentine, film poco visto da noi – e con gran ritardo. Cianfrance gli ha affidato un ruolo da protagonista in Come un tuono, dove l’attore ha fatto soprattutto da cassa di risonanza mediatica, pur dando il meglio di sé nei panni del pilota di moto giramondo. Come un tuono in effetti suona meglio nel titolo originale, The Place Beyond the Pines, dal nome della cittadina della provincia americana dove si svolge la vicenda che si presenta come un minestrone un po’ noir, a tratti thriller, con un pizzico di action movie, e, in fondo, con un retrogusto di mélo dickensiano.

Nel corso delle due ore e venti minuti Gosling deve vedersela con il proprio passato, scoprendo di essere diventato padre per caso, per poi trasformarsi in rapinatore mascherato di banche, antagonista di Bradley Cooper, giovane poliziotto, duro e puro, ma anche spietato arrampicatore sociale. I figli di entrambi completeranno il resto.

Venti minuti di meno avrebbero dato maggior ritmo al film, dove si dice che se corri come un fulmine ti schianterai come un tuono. Ma purtroppo, se nella prima parte Gosling riempie a buon titolo lo schermo, il film si perde in citazioni manieristiche che fanno scricchiolare una sceneggiatura ambiziosetta. Cianfrance, co-autore anche della sceneggiatura si perde sulla strada del rapporto padre-figlio, banalizzandolo, eccedendo in sentimentalismo, anche se alcune sequenze risultano di buon effetto.

Gosling è una certezza tanto quanto Bradley Cooper si riafferma attore drammatico dopo le sue notti da leone e dà seguito al successo ottenuto con Il Lato Positivo. Per il ruolo femminile Cianfrance sceglie Eva Mendes, che pare sempre più spesso in cerca di ruoli drammatici e meno sexy, quasi fosse infastidita dalla sua straripante bellezza. Il regista, per non sbagliarsi, utilizza anche una semi-comparsata di Ray Liotta nelle vesti di un poliziotto senza scrupoli. Ma tutti i migliori attori di questo mondo riuscirebbero a sostenere solo appena appena una sceneggiatura mediocre che, soprattutto nell’ultima parte, si dilunga troppo, frammentandosi nel confronto tra il figlio di Gosling e quello di Cooper, come a voler dire le colpe dei padri ricadono sui figli loro malgrado, ma anche no.

In conclusione, Cianfrance è un regista giovane e lascia intravedere indubbie qualità, anche se probabilmente non sarà ricordato per questo film, ma, auguriamocelo, per quelli che ancora devono venire.

Degne di nota sono le sequenze iniziali che vedono Gosling di spalle, percorrere lo spazio che separa la sua roulotte dal luogo dove si esibirà nelle acrobazie con la moto per un pubblico che lo esalta. Cammina lento, misurato. Si veste altrettanto lentamente. I suoi fan lo seguono passo passo, lo applaudono. Lui è come se andasse con indifferenza incontro al suo destino di eroe solitario dai toni che ricordano vagamente Hemingway. Ma qualche sequenza di un certo pregio non è sufficiente per un film che poi scade in un mélo dai toni dickensiani un po’ scontati e prevedibili. Avremo modo di apprezzare meglio Gosling in Only God Forgives di Winding Refn, altro tipo di regista, altra classe rispetto al ‘melodico’ Cianfrance.

Dario Arpaio


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