Non è un paese per vecchi

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Domani uscirà finalmente anche nelle sale italiane Non è un paese per vecchi per la regia di Ethan e Joel Coen che si cimentano nella rappresentazione di una violenza per loro finora inusuale. Già pluripremiato, in testa alle preferenze dei bookmakers come miglior film per la notte degli Oscar. Sarebbe una degna lode per i due fratelli che hanno saputo firmare pellicole come Fargo, Il grande Lebowski, Fratello dove sei, L’uomo che non c’era. Questa volta è una faccenda diversa, non solo onori dalla critica, il film è piaciuto molto anche al pubblico. Si vedrà in quanti lo apprezzeranno in Italia. Come è ormai noto, No Country for Old Men è il titolo originale del romanzo del premio Pulitzer, Cormac McCarthy. Una storia truce che ruota intorno a tre personaggi principali: uno sceriffo prossimo alla pensione (un grande Tommy Lee Jones, nella foto), un reduce del Vietnam (Josh Brolin, forse il meno convincente dei tre), un killer psicopatico (il superbo Javier Bardem in odore di Oscar). Però vorrei spendere due parole sull’autore del romanzo, McCarthy che vive appartato nel suo Texas, non ama le copertine né la mondanità. E’ un personaggio schivo, dalla penna magistrale che incanta. Inviterei a leggere, se mi è consentito, La strada, dal quale pure sarà tratto un film con Viggo Mortensen nelle vesti di un padre che tenta di salvare se stesso e il proprio figlio in un paesaggio post-apocalisse, oppure Cavalli selvaggi, Oltre il confine, per citarne alcuni. La sua prosa a volte scarna, ruvida, a volte intrisa di grande poesia, pure ha richiamato l’attenzione dei fratelli Coen. Non c’è celebrazione della violenza, ma una consapevolezza dell’ineluttabilità di un oggi dal quale prendere le distanze aggrappandosi a quell’umanità frantumata altrettanto emergente in alcune opere dei due registi.

In No Country il vecchio sceriffo, che tenta invano di fermare il male, altri non avrebbe potuto essere sullo schermo se non Tommy Lee, anche lui texano. E’ proprio quella terra che traspare sempre come altro protagonista, per ciò che era e non è più, per l’angoscia di qualcosa di oscuro che non si riesce più a leggere con gli occhiali di prima. Lo sceriffo di No Country, il vecchio Bell, nel libro ci chiama a partecipare ai suoi pensieri attraverso lunghi monologhi, a volte commossi, a volte pieni di attesa sconcertata. Nel film la sua voce fuori campo si esprime solo all’inizio e alla fine, con quell’accento red-neck difficilissimo da capire anche per gli stessi americani (red-neck, per chi non lo sapesse, venivano chiamati gli uomini del Sud che lavoravano la terra a testa bassa sotto il sole cocente e pertanto avevano il collo rosso). Purtroppo nella versione italiana perderemo lo sfizio di ascoltarlo, anche se pare addirittura che un ragazzo di Seattle abbia protestato sulla rete per non aver capito le battute finali. Tommy Lee Jones-sceriffo Bell mastica le parole con la sua voce impolverata, senza eccessi, così come hanno fatto i passi della sua vita schietta di tutore della vita dei suoi concittadini, con lealtà e onestà. Anche per questo suo modo diverso di essere non riesce a capacitarsi della violenza pura, fine a se stessa, esercitata dal killer Chigurh venuto da lontano, con i suoi giochini crudeli per le sue vittime designate o casuali. Javier Bardem è spettacolare in questo ruolo! Avanza lento, nero e inesorabile, a volte con un sorriso sardonico. E’ il Male stesso che avanza con lui. Può resistergli poco il reduce del Vietnam che per un caso del destino si trova tra le mani un borsone pieno di 2 milioni di narco-dollari i cui diciamo “legittimi” proprietari reclamano per mezzo di Bardem. Moss gli sfugge più volte, escogitando ogni espediente e quasi ci riesce del tutto. Lui, Llewelyn Moss è un vero texano, calza solo stivali marca Larry Mahan, non molla mai, salvo alla fine soccombere quasi casualmente, per una distrazione. Non per mano del nero Chigurh il quale di par suo scomparirà zoppicando nel nulla. Resta solo lo sceriffo Bell a riflettere sul perché di tanti morti ammazzati, impotente dinanzi a questa nuova onda barbarica del nuovo che avanza e inghiotte. Lui ricorda altri tempi, forse sogna, comunque con il suo inseparabile Stetson in testa.

Dario Arpaio

2 commenti su “Non è un paese per vecchi”
  1. Gurndalina Borgia ha detto:

    Se tutti leggessero questa recensione le sale cinematografiche sarebbero piene. Complimenti!

  2. amosgitai ha detto:

    Anche io ne ho parlato bene. Il film è semplicemente splendido.

    NON E’ UN PAESE PER VECCHI


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