Le Ciliegine di Laura Morante

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Dopo sette anni di peripezie, Laura Morante riesce finalmente a portare sullo schermo la sua prima regia. E’ sua anche la sceneggiatura, scritta a quattro mani con l’ex compagno Daniele Costantini. E si è inventata anche co-produttrice del tutto-suo film Ciliegine.

Laura Morante, autrice e protagonista a tutto tondo, si cala nei panni di una sorta di suo alter-ego, Amanda, quasi ricalcandone i tratti sull’immagine della Lucy dei Peanuts, un po’ acida, nevrotica, rivelandola, in fondo, semplicemente indifesa nei suoi sentimenti, e nel rapporto con gli uomini. Gioca con il suo personaggio, saltellando tra Freud e Jung, dipingendone un carattere androfobo, fino all’eccesso, almeno fino a quando non gli fa incontrare Antoine (Pascal Elbè), un uomo in piena crisi sentimentale e, neanche a dirlo, dal carattere profondamente introverso. Il bello è che lei cade, suo malgrado, nell’equivoco innocente di crederlo gay. Così, finalmente Amanda, non temendo le insidie del maschio, si svela nella sua femminilità, ricoprendo Antoine di attenzioni, di tenerezze, fino alla ovvia conclusione liberatoria per entrambi.

Ciliegine scorre su di un bel ritmo sincopato, rifacendosi anche un po’ allo stile del miglior Woody Allen, battute contro battute, veloci, sempre in contrappunto, con continui cambi di ritmo, dilatati in qualche vena malinconica. Si ride, ci si diverte, ci si innamora della bella Amanda, calda e sconsolata. Verrebbe lo spunto di entrare nello schermo (in perfetto stile Allen) per liberarla dall’equivoco nel quale l’hanno cacciata i suoi amici, e sussurarle in un orecchio di cacciare via le nevrosi, di abbracciare l’amore, senza più frenarsi nel timore di un epilogo scontato, tanto l’amore non dura che lo spazio di una luna. Val la pena di non perdere neanche un minuto per innamorarsi a Parigi.

Così Laura Morante ci regala una divertente commedia sentimentale, un po’ francese, e un altro po’ italiana, come la sua autrice, che si offre al suo pubblico a tutto tondo, nella sua bellezza, con la sua deliziosa interpretazione di una donna con i suoi vizi, difetti e vezzi.

Auguriamoci un seguito registico per Laura e che possa trovare maggiore spazio in una produzione tutta italiana, che le renderebbe merito, senza dovere cercare sostegno oltralpe, dove per lei le porte si sono spalancate al primo bussare.

Dario Arpaio


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