Il mio amico giardiniere

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il-mio-amico-giardiniere.jpgDue ex compagni di scuola si reincontrano quasi per caso dopo qualche decennio. Il primo è operaio delle ferrovie in pensione (un bravissimo Jean Pierre Darroussin), vita serena vissuta in una modesta e orgogliosa condizione. Il secondo di famiglia benestante (Daniel Auteuil, sempre elegante nella sua recitazione) trapiantato a Parigi, ormai pittore affermato è in crisi coniugale, per la serie le scappatelle amorose a una certa età diventano solo un paravento alla paura di invecchiare. A questo punto della vita del pittore gli stimoli diminuiscono insieme con l’entusiasmo e qui l’incontro con il vecchio compagno di birichinate diventa sconvolgente nella sua semplicità. Il parigino snob si affida alle mani del campagnolo giardiniere che lo introduce via via alla bellezza di piselli e insalate ma soprattutto gli svela il segreto suono dello ‘zi’, come dire lo zen e l’arte di coltivar la terra e vivere felici. Tra i due si rinsalda un vincolo forte e tenero, fatto di complicità e di curiosità l’uno per la vita dell’altro fino al culmine del momento della pesca alla carpa gigante. Dopo di che resta il silenzio rotto solo dai titoli di coda snocciolati sulle note di un concerto per violino di Mozart.

Ma prima il pittore trionfa in una nuova mostra dedicata all’amico che gli aveva pure chiesto ‘Mi piacerebbe che tu dipingessi le cose che mi stanno a cuore’. E così tra solari pennellate spuntano zucche, carote, melanzane, ma soprattutto un coltello e un po’ di spago che non dovrebbero mai mancare nella tasca di un uomo…

Assai garbata e pacata la regia di Jean Becker che a tratti mantiene del tutto inalterati i dialoghi del romanzo omonimo di Henri Cueco. Chissà che un po’ di quiete, di silenzio e di serena riflessione sul nostro modo di vivere non ci faccia scoprire il segreto dello ‘zi’ invece di correre sconsideratamente solo agli acquisti inutili per un prossimo Natale tutto consumo e nulla più.

Dario Arpaio.


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