E venne il giorno

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Il vero nome di Night Shyamalan è Manoj Nelliyattu Shyamalan, classe 1970. Ricordiamo che questo giovane regista di origine indiana ha letteralmente esploso il suo genio creativo con titoli di pregio: come sceneggiatore ha firmato The Village (2004), come regista e autore il suo più grande risultato è stato senza dubbio Il Sesto Senso (1999) , così il peggiore è Lady in the Water (2006), un pasticcio di storia che nemmeno la bravura di un attore come Paul Giamatti è riuscito a rabberciare, tanto che Shyamalan ha vinto il Razzie Award, quasi infamante, dileggiante premio come peggior film del 2006. Dopo essere stato addirittura avvicinato al genio di Hitchcock, ha subito una grande battuta di arresto con il flop della sua ultima pellicola. Nella sua rapida carriera è stato via via osannato e accusato di plagio, comunque, in genere, ha riscosso successo e attenzione. Ora, per così dire, è tornato. Ha scritto e diretto una storia intrigante, The Happening, intitolata da noi E venne il giorno, da oggi nelle sale. Probabilmente lo script è più coinvolgente delle immagini, seppure esse stesse risultino adrenaliniche, ma solo a tratti. Forse troppo spezzettate con cadute di tensione che si alternano a momenti che scatenano sapientemente autentica ansia. Un professorino di scienze interpretato da Mark Wahlberg (La tempesta perfetta, Four Brothers) si trova coinvolto come tutto il nord est degli Stati Uniti nella fuga dagli effetti di una misteriosa tossina che dilaga uccidendo chiunque. Attentato terroristico? Oppure è la Natura che si ribella? Dove sono finiti milioni di api scomparse all’improvviso? Cosa nasconde il vento assassino che, agitando le fronde degli alberi, porta con sé morte? Gli ingredienti delle fobie di questo inizio di secolo ci sono tutti. L’ineluttabilità di uno scotto che, prima o poi, l’uomo si troverà a dover pagare alla Madre Terra se non pone fine al suo tremendo antropocentrismo, non lascia scampo alle generazioni future. Questo sembra essere il leitmotiv della pellicola. Più che buona l’intenzione, sorretta anche dalla magistrale colonna sonora di James Newton Howard. Peccato per la recitazione un po’ limitata, addiritttura scontata anche nel doppiaggio che la voce di Pino Insegno non riesce a migliorare. In ogni caso film da vedere se non altro per riflettere un pochetto su quanto arrogante sia l’essere umano, così almeno provandoci, un piccolo alibi ce lo andiamo a creare con poca fatica.

Dario Arpaio


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