Crazy Heart corre per l’Oscar

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Siamo al conto alla rovescia. Manca poco e il grande spettacolo dell’assegnazione degli Oscar avrà inizio e si saprà chi ha vinto e chi no. Si vedranno sfilare i migliori con la magica statuetta in mano. Jeff Bridges è in lizza per l’assegnazione del premio quale miglior attore protagonista con il suo Bad Blake in Crazy Heart. I suoi 61 anni sono tutti nel cinema. Figlio di Lloyd, fratello di Beau, zio di una serie di nipoti tutti nella settima arte, ha già avuto 4 nomination nella sua lunga carriera, ma mai un premio. Eppure ha dato di sé sempre belle prove; anche con Terry Gilliam (La leggenda del Re Pescatore) e poi con i Coen (Il Grande Lebowski). Per ora fa parte della fitta schiera dei grandi esclusi. Se pensiamo al grande maestro Morricone, che ha avuto il premio solo qualche anno fa… That’s Hollywood!

Ma torniamo a Jeff. Il Drugo è cresciuto. Il suo Bad Blake in Crazy Heart è un musicista country, un tempo grande oggi sulla via del declino, costretto a esibirsi in squallidi localetti della campagna texana o addirittura in qualche bowling, pur di sbarcare il lunario davanti a gruppetti di fan invecchiati come lui. La sua musica è poesia, quella del country, quella della strada, della gente comune del Texas. Il Drugo è cresciuto ma non beve più white russian per gioco. Bad Blake è alcolista e tabagista. E’ schiavo del Mc Cluri’s whiskey (chissà se è proprio così buono?) e delle sigarette. Non è un artista bohémien, è un perdente che se ne va solo per la sua strada che lo conduce inevitabilmente all’ultimo spettacolo. Ma agli americani piace molto pensare che a tutti possa (debba?) essere offerta una seconda chance. Solo chi cade può risorgere. Fa parte del loro DNA. Ed ecco che una giovane donna appare e il vecchio Bad riscopre se stesso miracolato dalle canzoni che è ancora capace di comporre con il cuore.

Jeff Bridges è davvero intenso nei panni del vecchio Bad, mai scontato, esprime fino in fondo l’umanità dolente del suo personaggio, con tutto il suo corpo. E’ grande la sua prova d’attore. Altrettanto si deve dire di Maggie Gyllenhaal, anche lei in nomination per gli Oscar, nel ruolo della Jean che si innamora e darà la scossa al vecchio alcolista. Un certo peso nel film lo hanno anche Colin Farrell e Robert Duvall. Quest’ultimo ha ostinatamente voluto Crazy Heart, da lui stesso prodotto. Che dire delle canzoni che compongono la colonna sonora, basti citare che sono frutto dell’estro di Ryan Bingham e di T-Bone Burnett, anche lui co-produttore.

Crazy Heart è tratto dall’omonimo romanzo di Thomas Cobb ed è la prima regia di Scott Cooper. Forse non è un capolavoro, nemmeno troppo originale per tema e svolgimento, ma è davvero una prova di grandissima arte recitativa, di grande espressione corporea, dove basta un gesto, il movimento di una mano, una fronte imperlata di sudore per dare il segno della solitudine o della disperazione. Bisogna dare atto a Scott Cooper di avere adottato un tocco leggero nella sua regia, sempre delicato, mai ossessionato. In ogni caso evviva Jeff Bridges. Il Drugo è cresciuto.

Dario Arpaio.


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