La vera addormentata

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Poche ore fa alla sessantanovesima mostra del cinema di Venezia è stato presentato il tanto atteso (e discusso) Bella addormentata, film di Marco Bellocchio incentrato sulla tristemente nota storia di Eluana Englaro, vittima di un incidente e ridotta per più di 17 anni in stato vegetativo.

Tanti sono stati gli applausi che hanno accompagnato la proiezione della pellicola che, esaminando storie di vita diverse e punti di vista opposti, racconta gli ultimi giorni di vita della ragazza avvalendosi anche dell’utilizzo di spezzoni di Tg mandati in onda nel periodo ricco di polemiche e dibatti che hanno accompagnato la dolorosa vicenda.

Bellocchio non esprime un’esplicita opinione sul fine vita, sul cattolicesimo e sulle varie ideologie, si limita semmai ad esporle tutte quante lasciando trarre a ogni spettatore le proprie considerazioni. C’e la storia del politico ex-socialista (Toni Servillo) che, combattuto fra i suoi ideali, quelli della figlia e quelli del partito che rappresenta, si ritrova a dover votare per il disegno di legge che impedisce la sospensione di nutrizione e idratazione. C’è poi la vicenda dell’innamoramento casuale di due ragazzi, Maria (Alba Rohrwacher) attivista pro-vita e Roberto (Michele Riondino) alleato della famiglia Englaro. C’è la storia di una madre (Isabelle Huppert) che sta vivendo lo stesso dramma della famiglia di Eluana e infine la storia di un tentato suicidio. Bella addormentata quindi si propone a detta dell’autore come «un film di risvegli», con la speranza forse anche che grazie a questa metafora l’Italia possa finalmente uscire dal suo profondo sonno.

Francesca Lami


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