Anton Corbijn: porterò Yssa il buono sul grande schermo

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Il flop subito dal secondo film di Anton Corbijn (The American) deve essere rimasto molto impresso nella mente del regista, che infatti ha più volte dichiarato alla stampa di non voler girare molti film e che il suo terzo lungometraggio potrebbe facilmente essere anche l’ultimo.

Noi, che abbiamo ammirato l’ottima fotografia di Control, non possiamo che sperare che Corbijn ritorni sulle sue decisioni e intanto attendiamo curiosi gli sviluppi riguardanti il suo prossimo titolo, A most wanted man. Il filmaker pare infatti intenzionato a trasporre su grande schermo questo interessante romanzo di John Le Carré, da noi pubblicato da Mondadori nel 2008 con il titolo di Yssa il buono.

Si tratta di una grande sfida per un regista come Corbijn che per ora è sembrato interessato a storie più intime e con pochi personaggi, eccovi uno stralcio di trama:

Chi è lo sconosciuto gracile e male in arnese, avvolto in un cappottone nero, in cui Melik, immigrato turco di seconda generazione nato ad Amburgo, continua a imbattersi? Dopo l’11 settembre la vita del giovane, devoto musulmano e promessa della boxe, soffre di equilibri precari, e lui farebbe di tutto pur di non cacciarsi nei guai. Ma sua madre, che considera un dovere prestare aiuto a un compagno di fede, decide di dare ospitalità allo straniero.

Lo strano ragazzo, che dice di chiamarsi Yssa Karpov, rivela di essere un profugo ceceno fuggito da un carcere russo e di essere entrato in Germania clandestinamente con l’intenzione di studiare medicina, grazie anche all’aiuto che gli verrà fornito da Tommy Brue. Peccato che Brue non abbia idea di chi lui sia. Il ceceno, però, è in possesso di una misteriosa parola d’ordine capace di ridestare improvvisamente il passato: “lipizzano”.

Quando Brue sente questo termine per bocca di Annabel Richter, avvocato specializzato nell’assistenza agli immigrati a cui Yssa si è rivolto, sa che non si riferisce alla nobile razza di cavalli di origine slovena. Lipizzano è la parola in codice con cui suo padre indicava ingenti e loschi capitali travasati dall’Unione Sovietica nelle casse della sua banca.

Continuate a seguirci: seguiremo ogni sviluppo di questa produzione e vi terremo al corrente.


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